Questa è la pagina che utilizzerò come diario personale.

Non prendete troppo sul serio quanto è scritto qui.

Fotografie, lettere e memorie riproducono all'infinito singoli eventi irripetibili della nostra esistenza rammentandoci, in ogni istante, di quanto è stato.

Diecimila attimi di vita eternamente vincolati ad altrettante emozioni: la futura origine di ricordi sempre più pesanti e dolorosi.

Certamente, è possibile distruggere tutte le prove materiali e confondere le memorie delle esperienze vissute eppure, per quanto ci si provi, rimarremo sempre segnati da tali ricordi; veri segni indelebili nella nostra anima.

L'unica azione realmente fattibile diventa allora, se non si vuol rischiare di rimaner divorati da tali sofferenze, quella di imparare a convivere con questi veri e propri vuoti presenti nel nostro petto. Questo è però facilmente raggiungibile solo dai più abili.

    Ad ogni modo, dei tre mezzi del ricordo sopracitati, fotografia e parole scritte sono, senza ombra di dubbio, i peggiori: maledette invenzioni pronte a riesumare, in maniera del tutto imparziale, quanto c'è di peggio e di meglio del nostro passato.

La vera condanna sono queste prove materiali che, data la loro semplice natura, già si ritrovano perennemente incise nella nostra memoria come immagini mentali, simili a sculture marmoree, scolpite nel nostro encefalo e rese indistruttubili da noi stessi.

A confronto di ciò le complesse esperienze fisiche, se non tramutate in prove materiali, sono origine di sofferenze meno durature essendo destinate ad affievolirsi e confondersi con il tempo...

...facile a dirsi, me ne rendo conto.

Il vero problema, causa di eterne sofferenze, è che la maggior parte di queste "esperienze fisiche" finiscono spesso con il tramutarsi o associarsi a prove materiali; in ogni caso la questione è troppo complessa, meglio tralasciare.

    Forse allora avevano ragione gli etruschi nel considerare la scrittura sinonimo di morte dato che, immobilizzando parole e idee per l'eternità, rimuove da esse e da quanto si vuol narrare, quella dinamicità propria della vita.

Forse allora, nel non praticarla estensivamente, essi avevano realmente compreso il valore della vita presente e del lasciar scorrere quanto è passato riconoscendo in ciò la provvisorietà stessa della storia.

Tenendo conto di ciò non risulta poi così difficile comprendere il misterioso sorriso degli etruschi ovvero l'accogliere con un sorriso quella che è probabilmente l'unica verità assoluta: tutto ha fine, nulla è eterno.

    Io però, per quanto ci provi, non riesco proprio a tramutarmi in un etrusco e smettere di scrivere.

Quando soffro, scrivo; quando sono felice, scrivo; quando mi deprimo, scrivo. Ogni momento della mia esistenza è accompagnato da questa perenne ombra avvolgente chiamata scrittura.

In ogni angolo della mia vita mi ritrovo a dover mettere per iscritto quanto provo come se scrivere fosse una parte naturale del mio essere, una necessità fisiologica. Ciò, pur se possa sembrare fantastico, non è affatto salutare e, anzi, alla lunga porta alla vera pazzia.

Per mia fortuna, però, possiedo ancora una difesa a frapporsi tra questa perenne condanna e la mia persona: la ancora più vasta stanchezza del mio animo.

In definitiva, se la scrittura è davvero la morte, allora, io, ne sono già un malato terminale.

Vi siete mai domandati per quale motivo facciamo ciò che facciamo o, ancora meglio, perché scegliamo di fare proprio tali azioni specifiche? Certo, il fine ultimo è quello di riempire la nostra esistenza con tanti piccoli compitini e scordarci, almeno per qualche istante, della vita e di tutte le sofferenze presenti in essa. Ma perché scegliamo proprio tali azioni? Io ci penso, ci penso spesso.

Quando viaggio, immerso in questi pensieri, mi trovo spesso a lasciar scorrere sotto il mio sguardo da scrutatore il panorama e quanto lo popola. Case, persone, alberi e tutto quello che capita sotto la mia vista se presi singolarmente non sono molto ma, se osservate nel loro insieme si completano; in quel momento pure il bidone circondato dalle immondizie possiede una propria particolare bellezza.

   Qualche giorno fa stavo praticando proprio questa attività quando vidi una bambina spinta svogliatamente su un'altalena da un padre più interessato al suo telefono, ed a qualunque messaggino da due neuroni stesse leggendo, piuttosto che alla sua povera figlia. Ed ella se ne stava lì, dondolando un po' in balia del vento con lo sguardo rivolto al padre e un sorriso stampato sul viso.

Poco dopo mi imbattei in un'altra scena simile: madre in estasi al cellulare (ma che novità) mentre il suo povero bambino cercava attenzioni mostrando varie "acrobazie" con la bicicletta.

   La vita è sofferenza fin da queste minuscole distrazioni fonti di future sofferenze e, la causa principale, almeno in questi due casi specifici, va ricercata proprio in quegli esseri senz'anima presenti per le strade del nostro mondo; gli stessi esseri di cui i genitori di quei poveri bambini fanno parte.

Essi sono il classico cittadino medio sensibile a ogni opinione "non moderata", il popolano uomogeneizzato o, più in generale, il plebbeo che riduce la propria esistenza a tre sole parole: mangiare, scopare, divertirsi.

Quanto questi individui si differenzino da un qualunque animale lo lascio al lettore.

   Tornando a noi, qualche mese or sono a Trento centro era possibile imbattersi in un anziano signore musulmano sempre preso a salutare ogni passante mentre se ne stava lì, seduto in un angolino della città, tutto intento a sorridere e ascoltare l'adhan. Lo si poteva trovare seduto nello stesso identico angolino in estate come in inverno eppure, un giorno, scomparve.

Sparito. Svanito nel nulla. Come tante altre cose nella vita, un giorno è, il giorno seguente non è più. Singoli eventi di rilevanza nulla nell'eternità della storia; eventi destinati a essere dimenticati dai più nello stesso istante in cui essi vi si scostano.

I più, i superficiali, i veri plebbei possono anche disintegrarsi nelle nubi della storia, fotte cazzi.

   Per noi altri invece eventi come questo possiedono importanza, sono espressione stessa della complessità del mondo, della bellezza della vita.

Immagini di quotidianità nella sua più pura semplicità. Della maggior parte di questi eventi, gli eventi della nostra esistenza, non conosceremo mai la continuazione. Essi si tramutano in ricordi, veri e propri quadri nella nostra memoria, unica testimonianza della maggior parte delle nostre esperienze. È in questi quadri che ora quell'anziano si trova.

Egli sarà, dai pochi, ricordato come "L'islamofono di Trento".

   Mi piacerebbe anche soffermarmi su altro, come sul fatto che proprio a tutto ci si abitua nella vita, anche alle cose più disparate; mi rendo però conto di aver già scritto troppo senza nemmeno aver speso qualche parola sul blog, quindi nulla.

Per quanto riguarda il blog devo ammettere di essermi scordato quanto è stato cambiato o aggiunto negli ultimi otto mesi (lo so, è molto tempo). Sento comunque la necessità di lasciare testimonianza del lavoro svolto in questi mesi eterni, specie conoscendo i miei vasti lettori che si staranno sicuramente chiedendo quale fine abbia fatto il loro blogger preferito.

Ebbene, per risparmiare tempo a tutti i miei lettori, riassumo quanto è mutato in questo periodo in sole due parole: quasi tutto.

Un altro mese è già trascorso, quaranta giornate (circa) riempite con il nulla. Il vuoto mi circonda, eppure di una cosa sono certo, il lavoro su questo mio progetto deve proseguire. Riguardo a quest'ultimo ho pensato di dover dare un nome alla corrente fase (perché? beh, perché no) e, di conseguenza, anche a tutte quelle già passate. Il tutto, in un certo senso, serve anche per riassumere i progressi fatti nel corrente anno.

Per il momento le fasi sono le seguenti:

Detto ciò voglio ora soffermarmi su quanto fatto in questo periodo, ne segue l'elenco:

Prima di concludere vorrei soffermarmi un momento per considerare qualche altro aspetto di questo progetto.

Ricordo ancora le oramai lontane notti dello scorso inverno passate a spaccarmi la testa cercando di uscirne con qualche idea per quello che, a suo tempo, era un sito composto da letteralmente cinque pagine vuote... ora, anche se a un primo sguardo sembra tutto così diverso, sono felice che lo stile di quel progetto iniziato tanto tempo fa sia rimasto pressoché inalterato. In effetti una certa identità il sito/blog (o quello che volete voi) l'ha sviluppata in questo periodo, ma ammetto di essere ancora lontano da un risultato che mi soddisfi pienamente.

Tralasciando ciò, non ho la minima idea di cosa ne sarà di questo gruppetto di pagine, se però la Provvidenza me ne darà la possibilità ho intenzione di proseguire anche nel prossimo anno con lo sviluppo di questo progetto, possibilmente focalizzandomi anche su altri argomenti.

Arrivati quindi alla fine di questa nota, e dell'anno, ringrazio tutti i miei venticinque lettori (lol) per aver seguito lo sviluppo sino a questo momento.

È passato più di un mese dall'ultimo aggiornamento... suppongo sia giunto il momento caricare quello su cui ho lavorato.

In questo mese sono riuscito a dedicarmi abbastanza intensamente a questo mio progetto e le principali modifiche apportate sono le seguenti: modifiche grafiche; aggiunto: Il ricettario; aggiornato: vibes tridentine, L'intonabrani portatile, La galleria d'arte.

Per quanto concerne "Il ricettario" ho solo impostato la pagina ma non è ancora stato aggiunto nulla. La mia intenzione sarebbe quella di riuscire a caricare almeno due ricette per portata (e possibilmente impararle) entro la fine dell'anno, ma la vedo dura.

Comunque, guardando addietro al mese appena sfumato, mi rendo conto che questo piccolo passatempo sia diventato una vera e propria forma di escapismo, poco importa.

Progettare un blog si è però dimostrato una vera impresa, e non mi riferisco alla parte inerente al codice (quella si "impara" abbastanza velocemente), ma al continuo sforzo mentale necessario per portare nuovi contenuti. Verso dicembre ho intenzione di rallentare tutto questo lavoro per potermi focalizzare sullo studio almeno sino a metà gennaio... ma niente paura, non ho intenzione di svanire.

Dopo oltre un mese di lavoro aggiorno finalmente il sito/blog. Nell'ultimo mese è accaduto così tanto che non riesco nemmeno a rammentare tutte le modifiche che ho apportato nel mentre. In linea generale posso comunque affermare, con non poca fierezza, di aver messo mano a quasi tutte le pagine del sito (il lavoro più sostanzioso è stato però fatto sulle pagine "Altro" e "Scritti"; inoltre su "Voice of Korea at its best" è ora anche presente lo streaming del canale radio in coreano di Voice of Korea!). Ho inoltre lavorato per tutto il mese su una specie di analisi dei miei generi musicali preferiti da postare in "Scritti" ma, dei soli tre generi musicali al momento trattati, due non sono nemmeno terminati. Preferisco aspettare prima di caricare tale pagina. Parlando di altre future modifiche al sito mi è stato chiesto di integrare una chat, vedrò che posso fare.

Comunque, ponendo lo sguardo su questa mia creazione, posso felicemente affermare che sta lentamente prendendo forma quanto sognavo di possedere oramai più di un anno fa.

Aggiornato e corretto svariate pagine in Altro; cambiato leggermente la grafica; aggiunto qualche easter egg (tanto lavoro fr fr); messo mano anche a "La Golden Age della Cantopop" ma il lavoro è davvero enorme... chiedo perdono alle immense schiere di appassionati italiani che dovranno aspettare tanto a lungo per vedere terminata la pagina.

Per il momento accontentatevi di questo brano di Samantha Lam:

Aggiunto "otaku.mp3".

Aggiornata: "Home","About".

Corretto svariati problemi grafici; aggiunto "Mio Honda, la NEET".

Corretto svariati problemi grafici; aggiunto "Il trolling di Pontida".

Ora che è iniziata l'estate spero di riuscire a dedicare un po' più tempo a questo sito.

L'idea sarebbe quella di fare di quest'ultimo un piccolo archivio delle mie principali produzioni "culturali".

Aggiunta pagina "Altro"; aggiunto post "Voice of Korea at its best".

P.S. sono diventato un coomsumer di libri.

Questa notte ho fatto un sogno davvero strano in cui non solo ero un generale al servizio dell'Impero giapponese ma ero pure a capo delle operazioni nell'area di Nanchino che, dopo svariati tentativi, riuscì ad espugnare.

La cosa divertente fu però che per la durata dell'intero sogno venni affiancato da Yukio Mishima e Kenzo Okuzaki (eravamo grandi amici, quasi come fratelli). Inoltre il sogno intero era come accompagnato da una musica di sottofondo in continua ripetizione che in mattinata sono riuscito a identificare in "Gochin" (轟沈).